Da secoli Padova è conosciuta come la città dei tre senza. Questo perché tre dei principali simboli che la rappresentano sono a loro modo unici e “senza” un qualcosa. Andiamo a vedere di che cosa si tratta.

Il santo senza nome

città-dei-tre-senza-Basilica-Sant'Antonio

Per capire perché Padova è la città dei tre senza, partiamo da uno dei simboli principali della città: la Basilica di Sant’Antonio. Considerata uno dei più grandi luoghi di culto e meta di pellegrinaggio nel Nord Italia – vi si recano più di 6,5 milioni di pellegrini all’anno – per i padovani la basilica è conosciuta semplicemente come Il Santo.

sant'antonio-padova

La chiesa è considerata una delle più grandi al mondo e viene gestita dall’ordine dei frati minori conventuali. Sant’Antonio è il patrono della città di Padova e viene festeggiato il 13 giugno, giornata di festività cittadina. Tra le tante cose interessanti conservate all’interno della Basilica del Santo vi sono una magnolia secolare e la Biblioteca Antoniana, istituita nel XIII secolo. Ecco quindi che, se siete di passaggio in questa piccola perla del Veneto, potreste sentire qualcuno dire “troviamoci al Santo”, senza specificare chi, come o dove.

Il caffè senza porte

Il Caffè Pedrocchi è un altro simbolo della città di Padova, situato in pieno centro storico vicino al Palazzo della Ragione e al Bo (sede dell’Università di Padova). Il caffè, aperto nel 1772 dal bergamasco Francesco Pedrocchi, è ospitato da uno sfarzoso palazzo rinascimentale in stile in parte neogotico e in parte neoclassico. Al suo interno, tra le varie sale, si trovano le sale verde, bianca e rossa, così chiamate e decorate in onore dell’Unita d’Italia nel 1861.

Ti stai chiedendo come un caffè possa contribuire alla storia della città dei tre senza? Da sempre luogo di ritrovo di intellettuali, politici e studenti, il Caffè Pedrocchi è anche conosciuto come il Caffè senza porte. Infatti, fino al 1916, era aperto giorno e notte. Tra tutte colpisce la funzione sociale della sala verde del caffè: questa era – ed è ancora oggi – dedicata alle persone meno abbienti della città o agli studenti universitari. Qui infatti si può sostare per leggere, studiare, ripararsi durante le fredde giornate invernali o fare conversazione, senza la necessità di ordinare alcunché. Dal colore di questa sala nasce il famoso modo di dire “essere al verde”, ovvero non avere alcun soldo.

Il prato senza erba

Prato della valle

Padova ospita la seconda piazza più grande d’Europa (quasi 90mila metri quadrati) dopo la Piazza Rossa di Mosca: Prato della Valle. Fin dall’epoca romana luogo di mercato e di spettacoli popolari, nella sua versione moderna presenta una forma ellittica con al centro un’isola, circondata dal canale artificiale Alicorno e nominata isola Memmia, in onore di Andrea Memmo che progettò l’attuale struttura nel 1775.

Il nome Prato della Valle deriva dal latino “Pratum“, che significa “spazio usato a scopi commerciali” e “Vallis” che indicava una zona paludosa e soggetta ad allagamenti, prima della già citata ristrutturazione avvenuta nel XVIII secolo. Oggi il centro della piazza è ricoperto da un prato verde che costituisce un piccolo parco in cui padovani e non amano passare il proprio tempo tra un picnic e una strimpellata di chitarra. Un tempo, tuttavia, l’erba che vediamo oggi non era presente e da qui la storia del prato senza erba.

Scrivi un commento