Immaginate di salire sulla moto di uno dei rivoluzionari più famosi della storia e di percorrere con lui un viaggio nel cuore dell’America latina.

1951. Due amici, una moto zoppicante, sette mesi in giro per il Sudamerica. Latinoamericana è il racconto di un viaggio che vede protagonisti un giovane Ernesto Guevara e il suo amico Alberto Granado alla scoperta dell’America latina degli anni 50. Un itinerario che comincia dall’Argentina e che li porta in Venezuela passando per il Cile, il Perù e la Colombia; narrato attraverso gli occhi di un Guevara studente che, durante le varie soste, prendeva appunti sulle città, sulle persone che le popolavano e sulle atmosfere che le circondavano. Il tutto poi raccolto a fine viaggio e rielaborato in forma narrativa dallo stesso.

In questo diario si respira davvero il viaggio “On the road”. Niente aerei, alloggi prenotati o valigie stracolme, ma una moto che cade a pezzi, un bagaglio con lo stretto indispensabile, qualche persona ospitale e tanta, tanta fortuna.

In quest’avventura i due giovani entrano in contatto con le realtà di questi popoli, scoprono la povertà, le scarse condizioni igieniche e il clima di sfruttamento, cogliendo le preoccupazioni e il dolore di questa gente. Tutti sentimenti che a poco a poco penetrano nell’animo di quel giovane studente di medicina e iniziano a fargli sentire il bisogno di un mondo equo, plasmando in lui quegli ideali che lo hanno portato a diventare il rivoluzionario che tutti noi conosciamo. Questo testo è anche per chi vuole andare oltre a ciò che si legge nei libri di scuola, per scoprire altre sfaccettature e per entrare nella mente di un uomo che ha scritto pagine importanti e significative della storia.

Latinoamericana – Recensione

Una lettura interessante che alterna momenti tragicomici a momenti di profonda  intensità umana e dramma. Il futuro Che riesce a mostrarci, attraverso una prosa frizzante e semplice, una carrellata di immagini, suoni e profumi che appartengono a quelle terre esotiche e misteriose. Il testo è talmente coinvolgente che sembra di salire con lui sulla sua Poderosa II,  alla scoperta di un territorio selvaggio che si imprime nel cuore e nella mente e che fa scattare la voglia di andare in quei posti lontani a vedere gli stessi panorami e a respirare le stesse note descritte minuziosamente da un giovane sognatore.

Lì abbiamo capito che la nostra vocazione, la vera vocazione, era viaggiare in eterno per le strade e i mari del mondo. Eternamente curiosi; osservando tutto ciò che potesse comparire davanti alla vista. Annusando ogni angolo, ma sempre con discrezione, senza piantare radici in nessuna terra, nè fermandoci a studiare il substrato di qualcosa; la periferia ci bastava.

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